FOTOTRAP, la prima trappola fotografica italiana

La tecnica del fototrappolaggio consiste nel posizionare una stazione fotografica (fototrappola) collegata ad un sensore: il soggetto entrando nel raggio di azione del sensore attiva lo scatto. Oggi esistono sistemi compatti, programmabili e in grado di produrre foto/audiovideo, che operano anche al buio tramite illuminatori a Led IR, facili da nascondere e da fissare, per esempio su alberi.
Verso la fine degli anni 90 le fototrappole erano sistemi autocostruiti: si posizionavano comuni macchine fotografiche collegate a flash e sensori.

Le origini del fototrappolaggio

Fu verso il 2005 che in Italia il risultato di esperienze e conoscenze maturate sul campo da Ettore Centofanti unite al connubio di specifiche professionalità diede alla luce il progetto della prima fototrappola italiana: FOTOTRAP

Pur considerando la modularità, le molte versioni e i perfezionamenti esistono sostanzialmente due età nella storia del sistema:

  • sistemi a tre unità
  • sistemi compatti


I primi sistemi a 3 unità

La prima Fototrap andò in produzione nella versione a 3 unità: unità corpo macchina + unità flash + unità sensore.
Per l’epoca esistevano due standard:

  • sistema analogico, cioè con pellicola (modello A)
  • sistema digitale con possibilità di produrre anche i primi video (modelli DF, DFV)

La tecnologia alla base del sistema Fototrap vantava un sensore PIR progettato in Italia e settabile grazie a una piccola tastiera con settaggi di scatto: 3”, 10”, 20”, 3’ solo giorno o solo notte, e con possibilità di operare a bassissime temperature

come sistema in continua evoluzione, Fototrap passò presto al sistema wireless: le prime unità sensore, collegate inizialmente tramite apposite prolunghe, vennero ben presto rimpiazzati da moduli indipendenti per permettere un raggio di azione molto più ampio


PRIMI SUCCESSI DEL SISTEMA FOTOTRAP
L’ingresso di Fototrap nel panorama del fototrappolaggio ebbe fin da subito un certo eco: riviste specialistiche e di settore (basti citare Airone, Oasis…) cominciarono a illustrare le peculiarità del sistema e i risultati ottenuti nell’ambito della ricerca e del monitoraggio faunistico


L’avvento dei sistemi compatti

Successivamente, circa due anni dopo, si svilupparono soluzioni compatte: un solo contenitore alloggiava le sempre più evolute fotocamere digitali e il sensore PIR. Cominciava ad essere una realtà consueta poter ottenere un repertorio audiovisivo (oltre che fotografico) dei vari posizionamenti

I modelli compatti subirono a loro volta sviluppi con l’implementamento di illuminatosi a Led IR (infrarosso) – possiamo vedere la nascita di VIDEOTRAP IR, sistema appositamente studiato per la cattura video. I sistemi erano ormai forti della tecnologia wireless, e mantenevano sempre uno sguardo verso il futuro e un presente di continua innovazione, pensato per le integrazioni tecnologiche con moduli gsm, gps, ecc


L’espandibilità del concetto: nascita di altri sistemi

Il sistema, in ogni sua evoluzione mantenne una caratteristica peculiare : la modularità ed espandibilità, tramite la possibilità di sensori esterni aggiuntivi, accessori, ricarica tramite pannelli solari, e, cosa non da poco, un’assistenza disponibile e preparata per un prodotto made in Italy.

Dal concetto del sistema azionabile tramite sensore PIR nacquero anche progetti che non erano necessariamente soluzioni fotografiche, e altresì di utilità in altri campi, basti citare, per esempio DAF il dissuasore acustico faunistico (in seguito Alarm Guard) nel quale era montata una tromba esponenziale e una gamma di suoni programmati per dissuadere animali selvatici, nonchè per l’inpiego anche in ambito civile e di sicurezza.


Conclusioni

Sebbene a tuttoggi il mercato delle trappole fotografiche si sia molto evoluto ed ormai si trovino in commercio soluzioni compatte e in grado di interfacciarsi con le più attuali tecnologie di comunicazione anche in tempo reale, Fototrap rappresenta un importante precedente nel nostro paese, che ha saputo crescere e dare quel qualcosa in più a soluzioni che sarebbero state altresì troppo standardizzate, in situazioni dove una qualità “su misura” e finalizzata ad un obiettivo specifico vince ancora rispetto alla quantità, prerogativa fonamentale per ottenere risultati eccezionali.

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